Lunario del Paradiso

In Lunario del Paradiso, romanzo di formazione (Bildungsroman) di Gianni Celati, uscito nel 1978 (ne citiamo la terza versione del 1995), l'incipit del Canzoniere torna più volte, sempre leggermente modificato quale refrain meta-narrativo: "Voi che ascoltate" (14), "voi mi direte poi se mi sono sbagliato" (21), "Voi che mi seguite" (32, 40), "voi che state ascoltando" (40), "voi che ascoltate non dormite" (52). Questa cantilena richiama l'attenzione sul rapporto che Celati vuole stabilire con il suo pubblico, un rapporto basato, come nel Canzoniere, su una scrittura che riesce a salvare l'esperienza (i "sospiri" et il "cuore" petrarchesci) nel ritmo di un linguaggio vivino al parlato (in Petrarca sarebbe il "suono" fattosi "rima"), e poi, un rapporto privilegiato con una élite di lettori, gli amici che hanno pagato al protagonista il suo viaggio in Germania per rivedere la bella Antje, incontrata un giorno su una spiaggia adriatica, 'fedeli d'amore' ("ove sia che per prova intenda amore"), anche se non precisamente nel senso di Petrarca, perché vorrebbero in compenso ascoltare "avventure eccitanti con donnne all'estero" (18). Il narratore rivolgendosi ai suoi amici (che, nella prima edizione del 1978, elencava ancora per nome) e al pubblico più vasto dei lettori ignoti, prende come Petrarca l'atteggiamento di un narrratore autobiografico che in una età più matura ripensa alla sua vita giovanile, "quand'era in parte altr'uom da quel ch'i' sono". Questo sguardo imita meno il moralismo del poeta che lamenta, in verità un po' ipocritamente, il suo "primo giovenile errore", ma 'errori' ce ne sono anche nelle avventure di Giovanni, solo che il narratore, rinsavito, invece di vergognarsi e "pentersi", li considera in retrospettiva momenti essenziali di un processo di maturazione, che, però, lo conduce sulle ultime pagine alla stessa conclusione, cioè "che quanto piace al mondo è breve sogno". (Peter Kuon)