Paraphrase

Poem Number: 
360
1Avendo io convocato a giudizio
quel mio dolce crudele antico signore (Amore)
davanti alla Ragione
che governa la nostra anima
e che ha la sua sede nel capo,
qui mi presento, come oro che si purifica al fuoco,
carico di dolore, di paura e di angoscia
come un uomo che teme la morte e chiede giustizia;
e comincio: “ Madonna, ancora giovane
entrai con il piede sbagliato nel regno di costui,
per cui non ebbi che ira e indignazione;
e patii così tanti e atroci tormenti,
che esaurirono la mia pazienza,
e mi portarono a odiare la vita.
2Così essa finora è trascorsa
in un penoso ardore: e quante buone occasioni
ho sprecato, quanti momenti felici
per seguire questo cattivo consigliere!
E quale mente ingegnosa saprebbe trovare le parole
che possano descrivere la mia condizione infelice
ed elencare le mie giuste lamentele
nei confronti di questo ingrato?
Quanto poca fu la dolcezza, e quante le amarezze!
In quale stato di afflizione ha ridotto la mia vita
con la sua apparente benevolenza,
quando mi attrasse nella schiera degli innamorati!
Io che, se non mi sbaglio, avevo le qualità
per aspirare a mete elevate:
con lui ho perso la pace, e mi ritrovo in guerra.
3Costui ha fatto sì che amassi Dio
meno di quanto avrei dovuto, e mi ha fatto scordare di me stesso:
per una donna ho trascurato
indistintamente qualunque altro pensiero.
Solo lui è l’artefice di tutto questo,
sempre pronto a riaccendere il mio desiderio giovanile
con le speranze, nelle quali cercavo
rifugio dalla sua dura e crudele tirannide.
Misero me, a cosa è servito il mio lucido ingegno elevato,
e le altre doti che mi ha concesso il cielo?
dato che, pur invecchiando,
non posso arginare la mia ostinata passione:
così questo Amore crudele che ora accuso
mi ha privato di ogni libertà,
e ha mutato il mio vivere amaro in dolce consuetudine.
4Mi ha fatto vagare per terre disabitate
fra animali feroci e abili malfattori, roveti spinosi
e popoli incivili,
mi ha spinto in tutte quelle difficoltà
che insidiano i viaggiatori, i monti,
le valli, le paludi e i mari e i fiumi,
e mi ha fatto sfidare l’inverno nei mesi meno adatti,
sotto pericoli incombenti e a costo di grandi fatiche:
né lui, né l’altra mia nemica (Laura),
da cui cercavo di fuggire, mi lasciarono solo un momento;
quindi, se non sono già arrivato
prima del tempo ad una morte straziante,
qualcuno in cielo
si prende cura di me, non certo questo tiranno
che mi nutre di dolore e di sventure.
5Da quando sono in suo potere non ho avuto un attimo di pace,
né spero di averne, le mie notti
non hanno più riposo, e nessun infuso
o incantesimo hanno alcun effetto.
Con l’inganno e la violenza egli si è reso padrone
delle mie forze; e da allora, ovunque io fossi,
in qualunque città, mai suonò alcun rintocco
che io non sentissi. Egli sa che sto dicendo il vero:
perché nessun legno vecchio fu mai raso dal tarlo
come il mio cuore da colui che vi si annida,
sfidandolo a morte.
Da tutto questo derivano le mie lacrime e le mie sofferenze,
le parole e i lamenti,
di cui mi sto stancando, e che forse hanno stancato anche altri.
Giudica tu, o Ragione, che conosci entrambi.”
6Protestando aspramente, il mio avversario (Amore)
incomincia: “O donna, ascolta l’altra parte in causa,
che ti dirà come stanno veramente le cose,
al contrario di quanto sta facendo questo ingrato.
Costui fu istruito fin da giovane
all’arte di vendere parole, anzi menzogne;
e, liberato dalla noia di quegli studi e rivolto alla poesia,
sembra non si vergogni
di lamentarsi di me, che lo mantenne,
cosa di cui ora si duole, puro e immacolato,
libero dal desiderio (di guadagno) che spesso condanna gli uomini,
facendolo vivere in quella dolce condizione che egli chiama miseria:
assurto a una qualche fama
solo per merito mio, che ho elevato il suo ingegno
fin dove non sarebbe mai arrivato con le sue forze.
7Egli sa come lasciai cadere in vili amori servili,
come a ciascuno dettarono le stelle,
Agamennone e il valoroso Achille,
e Annibale funesto per la nostra terra,
e Scipione Africano, più illustre di tutti per fama e onore:
mentre per costui, fra mille
donne eccellenti, ne scelsi solo una,
come non si vedrà mai più in terra,
anche se Lucrezia tornasse viva a Roma;
e le diedi un modo di parlare così dolce
e un canto così soave,
che nessun desiderio volgare
poté mai reggere al suo cospetto.
Questi sono gli inganni che ho usato con lui.
8Queste furono le amarezze che gli avrei procurato, queste le vergogne e le collere,
molto più dolci del completo possesso di ogni altra donna.
Questo è il frutto di tanto impegno:
e questa la ricompensa per chi aiuta un ingrato.
Io l’avevo così ben guidato e protetto,
che le sue rime piacevano a dame e cavalieri;
e l’ho fatto salire così in alto
che il suo nome brilla tra i poeti d’amore
e ovunque si raccolgono con passione le sue rime;
lui che oggi forse sarebbe un rauco
parolaio di tribunale, uno del popolo:
io esalto le sue qualità e gli assicuro la fama,
grazie a quello che egli ha imparato sotto la mia guida,
e grazie a Laura, che fu unica al mondo.
9E per elencare fino in fondo i miei servizi,
io l’ho trattenuto dal compiere mille atti disonesti,
perché per nessuna ragione
poteva essergli gradita alcuna bassezza:
(a lui) divenuto un giovane riservato e pudico
negli atti e nei pensieri,
da quanto era fedele a Laura
che impresse una traccia indelebile nel suo cuore
e lo rese simile a lei.
Quanto egli ha di raro e di nobile,
lo deve a lei, e a me, che sta accusando.
Nessuna visione notturna
fu tanto carica di falsità, quanto le sue parole contro di noi:
egli che gode del favore di Dio e degli uomini
da quando ci conosce. Di ciò l’ingrato si lamenta.
10E inoltre, e questa è la cosa più grave,
gli avevo dato le ali per innalzarsi al cielo,
attraverso le cose terrene (la bellezza di Laura),
che sono la strada che porta a Dio, se uno le valuta correttamente:
perché, osservando attentamente quante e quali
virtù erano concentrate in Laura,
salendo da una all’altra, sarebbe potuto arrivare a Dio
che le ha generate;
ed egli qualche volta lo ha espresso in rima,
ora mi ha dimenticato assieme a quella donna
che gli diedi come sostegno alla sua fragile esistenza.”
A questo punto lancio un grido straziato:
“Me l’hai data, ma me l’hai subito tolta.”
Ed egli risponde: “Non io, ma Dio, che la volle con sé.”
11Infine, rivolti entrambi al tribunale della Ragione,
io tutto tremante, Amore con un duro tono di voce,
ciascuno per parte sua conclude dicendo:
“Nobile donna, attendo la tua sentenza.”
Ella risponde sorridendo:
“Sono contenta di conoscere le vostre ragioni,
ma una faccenda così complessa richiede più tempo.”
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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