Paraphrase

Poem Number: 
53
1O spirito gentile, che animi quelle membra
dentro le quali va compiendo la sua missione terrena
un signore valoroso, avveduto e saggio,
da quando sei stato fregiato dell’insegna senatoria
con la quale governi Roma e i suoi cittadini erranti,
richiamandola al suo destino glorioso,
mi rivolgo a te, poiché altrove non scorgo
un barlume di virtù, che sembra essere bandita dal mondo,
né trovo chi si vergogni dei suoi misfatti.
Non so cosa aspetti, né cosa speri,
Italia, incurante dei tuoi mali:
vecchia, oziosa e lenta,
rimarrà sempre sopita, e non ci sarà chi la risvegli?
Avessi io potuto metterle le mani tra i capelli per destarla.
2Non oso sperare che si riprenda dal suo torpore
per quanto la si richiami,
gravata com’è da un peso così grande;
ma non senza un disegno provvidenziale è ora affidata alle tue braccia
che possono scuoterla e risollevarla,
Roma, “Caput mundi” .
Poni le tue mani sulla venerabile chioma
e fra le trecce scomposte, senza esitazione,
così che la neghittosa esca dal fango.
Io che giorno e notte soffro per la sua rovina,
ripongo in te ogni mia speranza:
perché, se mai i romani
dovessero volgersi a gloriose imprese,
mi sembra che questa grazia del cielo possa avverarsi solo sotto il tuo governo.
3Le antiche mura, che ancora infondono timore
e venerazione al mondo, se solo guarda al passato,
e i sepolcri in cui furono racchiusi i resti
di quegli antichi romani che non rimarranno mai senza fama
finché durerà il mondo,
e tutte assieme le sue rovine,
sperano grazie a te di sanare ogni male.
O illustri Scipioni, o fedele Bruto,
quanto avrete gradito sentire, se la notizia è giunta nell’aldilà,
che si è provveduto così bene a questo incarico!
Quanto è lieto, io credo, Fabrizio, nell’udire questa voce!
E dice: “La mia Roma sarà ancora bella.”.
4E, se in cielo si ha cura delle cose terrene,
le anime dei beati che là risiedono
e hanno lasciato i loro corpi sulla terra,
ti pregano di porre fine all’interminabile guerra civile,
a causa della quale la gente non si sente più sicura
ed è precluso il cammino a quei luoghi di culto:
un tempo destinati alla devozione, e ora,
in tempo di guerra, ridotti a spelonche di ladri,
così che solo i buoni ne sono esclusi,
e fra gli altari e le statue private dei loro ornamenti
sembra possibile ogni misfatto.
O, quali orribile imprese!
Né alcuna contesa ha inizio senza che si suonino quelle campane
che furono poste in alto per ringraziare Dio.
5Le donne piangenti, e le moltitudini di fanciulli
Indifesi e i vecchi stanchi della propria infermità
e della loro vita troppo lunga, e tutti i monaci dei
vari ordini, assieme a tutti gli altri diseredati,
gridano: “O nostro Signore, aiutaci, aiutaci!”
E la povera gente inerme ti mostra in massa
le sue ferite che muoverebbero a pietà persino
Annibale, il più feroce dei nemici.
E se guardi alla città che Dio elesse a sua sede
(Roma), oggi sconvolta dalle discordie, vedrai
che, spegnendo anche poche scintille, saranno estinti
tutti gli altri incendi che ora la devastano, così
in cielo si loderanno le tue imprese.
6Gli Orsini, i Tuscolo, i Savelli ed i Caetani
insidiano spesso i Colonna, recando danno a se stessi.
Per colpa di costoro ora soffre la nobile città di Roma, che ha invocato il tuo aiuto perché la liberi dai faziosi, incapaci di opere buone.
Sono passati ormai più di mille anni
da quando sono venuti a mancare quegli uomini eccellenti
che l’avevano elevata a così alto onore.
Ahi, nuovi arrivati sin troppo altezzosi,
incapaci di rispettare una madre così gloriosa!
Tu sarai per lei un marito, un padre:
solo da te può giungere aiuto,
perché il Papa è impegnato in ben altre imprese.
7Accade raramente che la fortuna maligna, che poco si accorda con le azioni coraggiose,
non si opponga a nobili imprese.
Questa volta, favorendo la tua missione,
si fa perdonare le sue molte offese,
poiché si è comportata diversamente da come è solita fare:
dato che, a memoria d’uomo,
non fu mai concessa ad un mortale, la possibilità,
come a te, di acquistare la fama eterna,
tu che puoi raddrizzare, se non mi sbaglio,
la più nobile monarchia del mondo (Roma).
Quanta gloria ti arrecherà
il sentir dire: “Gli antichi aiutarono Roma
giovane e forte, costui la salvò dalla morte
da vecchia”.
8O Canzone, sul Campidoglio vedrai
un cavaliere che tutta l’Italia onora,
che ha a cuore più gli altri che se stesso.
Digli: “Uno (il poeta) che ancora non ti ha conosciuto di persona
ma che ti ammira per la tua fama,
sta dicendo che Roma, con gli occhi bagnati di lacrime,
incessantemente ti chiede aiuto
da tutti i suoi sette colli”.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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