Policleto e il canone della bellezza umana

Poem Number: 
77
Poem Language: 
Italian
Category: 
Art
Media: 

Che Petrarca include Policleto in questo sonetto come paragone del conseguimento del genio artistico nel mondo antico, non è forse sorprendente. Lo scultore greco, infatti, compendia l'intellettualità artistica che fioriva all'altezza del periodo classico, essendo essenzialmente l'inventore del 'canone' della bellezza estetica (un'idea formalizzata dallo scultore in un trattato artistico intitolato, appunto, Canone). In questo sistema artistico-matematico, la bellezza della statua perfetta sorge da una commensurabilità armoniosa delle parti, che insieme producono la bilancia naturale del corpo umano. Questa base teoretica della bellezza artistica cattura perfettamente la filosofia dell'arte classica, basata sulla ragione e sulla fisicalità della forma anzi che su concetti astratti o enigmatici. La ricerca della forma ideale si risolve allora, nella precisione e nel naturalismo del corpo scolpito. Ma la visione di Laura in questo sonetto non aderisce a questo stesso principio. È invece "l'alto concetto", menzionato nel sonetto 78, che ha informato la mano di Simone Martini, ed è solo nella trascendenza dello spazio (e della bellezza) terrestre, nella rinuncia quindi della ragione umana, che la vera bellezza interiore di Laura può essere fedelmente trascritta. Petrarca, nella sfida iniziale del sonetto, dichiara che per quanto i capolavori di Policleto erano considderati l'altezza della bellezza artistica, falliscono fondamentalmente, nell'incapacità di trascendere l'estetica mortale, a rendere quella bellezza paradisiaca che si trova nel ritratto di Simone Martini. (Forse c'è implicito qui anche un riferimento allo sguardo della Medusa, un tema che emerge anche in conessione con Laura e lo sguardo poetico alla fine del Canzoniere. Il riferimento allo scultore che mira "a prova fiso" per mille anni, quindi pietrificato come le proprie statue, suggerisce l'incapacità artistica di rompere lo sguardo (e il pensiero) dalla fisicalità mortale del corpo che informa l'arte antica, e che è l'errore fatale della mente umana). Martini, le cui opere aderiscono al misticismo dello stile gotico, attraversa, secondo Petrarca, il piano temporale e spaziale che separa il mondo terrestre dal Cielo, dove gli occhi mortali sono privilegiati alla vista divina. Solo in questo modo, la creazione artistica può confrontare la realtà (nonostante quanto naturalistico o matematicamente ragionato), perchè essa non è riflessa nel corpo visibile, ma invece nell'essenza spirituale dell'anima che "le membra", agli occhi umani, realmente svelano.

University of Oregon

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