Commentaries

Andrea Campana

Il commento Carducci-Ferrari al Canzoniere petrarchesco

Le Rime di Francesco Petrarca di su gli originali commentate da Giosuè Carducci e Severino Ferrari venne stato stampato a Firenze, presso l’editore Giulio Cesare Sansoni, nel 1899: consta di 596 pagine totali, 48 introduttive e 548 per testo petrarchesco, commento e indici finali. Dunque un’opera corposissima. Si apre con una Prefazione (pp. III-XLI), illuminante sul metodo seguito per allestire il commento, a firma congiunta di Giosue Carducci e di Severino Ferrari, suo allievo (in realtà ne era autore il solo Carducci), e datata «Bologna, 2 febbraio 1899». Dopo tale Prefazione, un Indice dichiarativo delle abbreviazioni adoperate nelle varianti e nel commento (pp. XLIII-XLV), che reca, nella prima parte, 48 abbreviazioni (di edizioni, annotazioni, commenti, esposizioni ecc. del Canzoniere) impiegate nel commento, e, nella seconda, le abbreviazioni delle opere latine dell’autore, tutte citate «dall’edizione di Basilea, ap. Seb. Henrichus Petri, 1581, t. II, in f.o» (p. XLIV). A seguire, prima del Canzoniere, un errata-corrige, intitolato Correzioni ed aggiunte (p. XLVII).

Il Canzoniere è suddiviso nelle due parti canoniche: Sonetti e Canzoni in vita di Madonna Laura, pp. 1-366 (Canzoniere I-CCLXVI), e Sonetti e Canzoni in morte di Madonna Laura, pp. 367-522 (Canzoniere CCLXVII-CCCLXVI). I tesi sono riproposti dai due curatori nel modo che segue: dopo un numero romano, che indica la posizione del componimento all’interno del Canzoniere, una breve sintesi ne riassume il contenuto; di seguito viene dato il testo, senza spazi interstrofici (le strofe sono indicate con rientri tipografici) e con una numerazione araba dei versi collocata a sinistra; seguono, dopo il testo, qualche nota di variantistica, note a piè di pagina su doppia colonna divisa da una linea continuata e, leggermente staccato, un approfondimento che discute problemi specifici riguardanti il testo appena riportato.

Chiudono l’opera un indice, compilato da Giovanni Federzoni, Dei vocaboli e dei modi illustrati nel commento (pp. 523-540), cioè un indice insieme lessicale, dei nomi e tematico, anch’esso su doppia colonna divisa da linea continuata, e un Indice alfabetico delle Rime (pp. 541-548), ovvero quello che noi chiamiamo più normalmente “Incipitario”: di ogni incipit vengono indicati in abbreviazione la forma metrica (ad es.: «s.» per «sonetto»; «s.a» per «sestina», ecc.) e il commentatore (con asterisco singolo Carducci, responsabile di 205 rime; con quello doppio Ferrari, responsabile di 161 rime).

Nella assai scarna bibliografia dedicata all’edizione Carducci-Ferrari, la Presentazione di Gianfranco Contini all’anastatica del 1956 rappresenta il titolo più prezioso. In prima istanza essa fornisce la storia compositiva ed editoriale del commento, che riproduciamo alla lettera in quanto oltre modo precisa ed esaustiva:

Sulla storia esterna del commento ragguaglia l’Edizione Nazionale del carteggio. Da esso risulta che un commento carducciano al Petrarca fu annunciato presso il Barbèra fin dal 1860 (si veda in particolare la lettera a quell’editore del 28 agosto 1860: Lettere, II 133), e che il Carducci vi attese per un anno e mezzo (V 115) o due (VIII 116). L’interruzione del lavoro fu significata al Barbèra il 21 aprile 1864 (IV 58), ma si confermò solamente dopo che l’editore fiorentino non accettò il piano, evidentemente troppo esteso per lui, propostogli il 26 ottobre di quell’anno (IV 113-4). Il Barbèra tornò alla carica, prima per interposta persona alla fine del ’66, poi direttamente qualche mese dopo, chiedendo un commento intero ma scheletrico, forse un Leopardi rimaneggiato; ma il Carducci rifiutò energicamente, addossandogli violentemente la responsabilità del fallimento del 1864 (V 48-9, 115-7 e 118-9): «il Petrarca intero non è libro per le scuole e forse né meno pei giovani», per i quali comunque basterebbe il Leopardi, «inarrivabile» nei limiti della lettera e da non toccare. Si mitiga un poco a partire dal maggio 1867 (V 121); ed essendo tornato all’impegno, invoca anche quello per rifiutare (al Reggente dell’Università di Bologna: V 155) il trasferimento alla cattedra di latino a Napoli, disposto sotto il ministro Broglio. «Io non so a chi possa far paura un uomo che a questi giorni commenta il Petrarca», chiosava non senza ragione al Barbèra il 29 gennaio 1868 (V 194). A questa fase si riferisce la prima redazione della prefazione, ora nell’Edizione Nazionale delle Opere (XI 271-309), che è appunto del 1868, anno in cui si cominciò addirittura a stampare il commento; e il lavoro del Carducci proseguì fino al 1870, quando rimase definitivamente sospeso. «Lavoro che mi ha occupato più o meno il meglio della gioventù, dal ’60 al ’70», scriveva egli al Berbèra nel 1873 (VIII 347); e: «il lavoro era tale, quale nessuno è capace di farlo ora in Italia, ora che il Tommaseo è troppo vecchio» (VIII 116). Nella prima di queste lettere, del 22 novembre, il Carducci suggerisce, per il centenario dell’anno successivo, la stampa d’un «saggio a un tempo e parte del nuovo commento», sotto il titolo di «Rime politiche e storiche del Petrarca nuovamente riviste e illustrate». Dopo rotto col Barbèra, rinnova l’offerta al Vigo di Livorno, parlando di «rime storiche e morali», l’11 febbraio 1874 (IX 41); fermerà il titolo che riuscirà, con infimi ritocchi, definitivo il 4 giugno (IX 119); e anzi il 21 ottobre propose al Vigo un libro su Laura di 350-400 pagine (IX 226-7), rimasto allo stato di progetto, benché si possa facilmente congetturare che l’autore intendesse largamente usufruire del proprio commento alle rime amorose. Ma le «Rime di F. P. sopra argomenti storici morali e diversi. Saggio di un testo e commento nuovo col raffronto dei migliori testi e di tutti i commenti a cura di G. C.» non uscirono prima del 1876. Sono 31 componimenti, mentre solo nella prima fase risulta che il Carducci ne avesse allestiti più di un centinaio, e questo numero risulti raddoppiato nell’edizione del 1899, in cui si travasa, ritoccata, anche la prefazione. [Contini, Presentazione…, cit., p. XVIII]

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