Vellutello 1584 Transcription

Abbiamo non solamente la vita e i costumi del poeta, e della sua eccellente Laura la vera origine narrato, ma della Valle c'abitata fu da lui, e del luogo, ove il loro amore ebbe principio, copiosamente ancora detto.
Onde ora conveniente cosa ne pare di dover ad ogni esposizione del testo particolarmente venire; cominciando dalla prima parte dell'opera, la quale dal presente sonetto in questa forma nel suo principio suona: Era 'l giorno, ch'al Sol scoloraro , avenga che da altri sia stato posto nel primo luogo il sonetto che seguita. Ma due ragioni ne moven a creder, che questo debba tutti gli altri precedere: l'una, per esservi descritto il tempo, la quale cosa da molti altri poeti ne' principi dell'opera è stato usato; e il poeta stesso nel principio de' suoi Trionfi veggiamo averlo descritto. L'altra, perché in questo l'opera si addrizza a Madonna Laura per la quale egli la fece. Dove abbiamo da notare ch'essendo esso poeta sempre d'onore e laude stato desiderosissimo; e per questo, non poco temendo poter del suo amoroso errore, appresso del vulgo in alcuna mala opinione incorrere; quasi in infiniti luoghi d'essa opera s'è ingegnato sua scusa dimostrare; ora da le occulte insidie d'amore ingannato, ora dal suo inevitabil destino costretto, ora dalla troppa eccellentia della cosa amata indotto, esser quasi stato sforzato all'amoroso giogo doversi piegare.
Onde in questo principio della sua narratione per voler similmente quanto poteva al biasimo; nel quale per tale error fosse potuto incorrere; rimediare, adduce una molto escusabile ragione; per circoitione dimostrando il dì, che dell'amor di Madonna Laura fu preso, esser stato il Venerdì Santo, nel quale, come vedremo, non li pareva, che dalle insidie d'amore fosse da guardarsi. Onde drizzando il suo parlar ad essa Madonna Laura quasi in questa forma dice, Che quand'egli fu preso del suo amore, era il giorno, che si scoloraro i rai al Sole per la pietà del suo fattore. Perché Matteo al XXVII. cap. Marco al XXV. cap. Luca XXIII. testificano, che nella morte del Salvatore; che fu del sole e di tutto l'universo fattore; furon fatte le tenebre sopra della terra dall'ora sesta sino all'ora nona.
E, ch'egli non si sguardò, cioè, che d'esser stato preso non ne fece altra cura. Che, cioè, per la qual cosa, i begli occhi di lei lo legaro, volendo inferire che quando a' primi movimenti da quali egli fu preso, avesse rimediato, non sarebbe nel secondo inconveniente di lassarsi legare incorso. Onde disciogliersi allora era la dificultà: è per questo Ovidio, Principiis Obsta: sero medicina paratur. Cum mala per longas convalere moras . Ma, perché egli non se ne guardasse, dice, essere stato il non parergli, che allora fosse tempo da far riparo contra colpi d'amore; volendo inferire, che per essere giorno di passione, ogni uomo, lassando da parte tutti gli altri pensieri, solamente si devea della morte d'esso Salvatore, accendere e contristarsi: come dice c'aveva fatto egli, il qual securo e senza sospetto, solo a tanta acerba morte avendo volto tutto l'animo, se n'andava. Onde, come d'ogni provedimento sprovveduto, gli strali d'esso amore, che furono di Madonna Laura gli amorosi sguardi, poteron senza alcuna contraddizione per la via degli occhi penetrare al cuore. Cominciarono li suoi guai Nel comune dolore, cioè nel dolor, che di tal morte comunemente ogni uomo doveva avere, avvenga, che li altri intendono del dolore, che gli Amanti comunemente sogliono soffrire, soggiungendo che al suo parere non fu honor d'un tanto Signore ferirlo di saetta in quello sprovveduto stato, che gli era, Madonna Laura la qual di ragione e di pudicizia era armata, non aver avuto ardire non che di ferirla, ma solamente dimostrarle pur l'arco, cioè, di farne pur alcuna dimostratione; volendo inferire, che in tal atto, essendo egli tanto possente Signore, aveva segno di molta viltà.
Sommario/Parole chiave

Cagioni di aver posto il presente sonetto nel primo luogo

L'eclisse nella morte del Salvatore

Ovidio dello invecchiarsi in amore

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