Paraphrase

Poem Number: 
311
1Quell’usignolo che piange così sommessamente
forse i suoi piccoli, o la sua cara compagna,
riempie il cielo e la valli di dolcezza,
tanto sono accorate e armoniose le sue note,
2e sembra che accompagni il mio pianto tutta la notte
rammentandomi quanto è duro il mio destino:
io che non posso lamentarmi di nessun altro se non di me stesso
perché non credevo che la Morte avesse potere su una dea.
3Oh, come è facile ingannare chi non ha sospetti!
Chi poteva pensare che due occhi più splendenti del sole
potessero diventare più oscuri della terra?
4Ora capisco che la mia tragica sorte
vuole che continuando a vivere e a piangere
io veda come sulla terra ogni felicità è destinata a finire.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

University of Oregon

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