Paraphrase

Poem Number: 
270
1Amore, se vuoi che io torni in tuo potere,
come sembra tu voglia, per soggiogarmi
dovrai affrontare un’impresa mirabile
e mai provata prima.
Riporta in terra il mio amato bene,
che mi è precluso, e mi ha reso così povero,
e il cuore saggio e casto,
dove albergava la mia vita;
e se è vero che in cielo il tuo potere
è così grande come si dice,
riprenditi dagli inferi
(perché in terra credo che ogni animo gentile conosca
bene i tuoi mezzi) quello che la Morte ci ha tolto,
e restituisci al bel viso le sue grazie.
2Ridagli la sua splendida luce
che era la mia guida, e il dolce rossore delle sue guance
che ancora, me misero, mi infiamma
pur essendo spento: che faceva dunque quando era acceso?
Non si è mai visto un cervo né un daino
cercare una fonte con tanto desiderio
come quello che mi spingeva a inseguire le sue dolci sembianze
per le quali ho già provato tanta amarezza; e ancora più ne aspetto
se conosco bene me stesso e la mia passione,
che mi fa vaneggiare solo al pensiero,
e mi spinge in direzioni impossibili
a cercare, con il mio spirito stanco
ciò che non posso raggiungere.
Ora non mi degno più di rispondere ai tuoi richiami,
perché non hai più potere fuori dal tuo regno.
3Fammi sentire veramente la sua voce gentile
così come la sento ancora nel mio cuore;
che aveva il potere,
cantando, di placare ogni asprezza e rancore,
di portare il sereno nella mia mente in tempesta
e dissolvere nell’anima ogni pensiero impuro,
ed elevare il mio stile
ad un’altezza che ora non posso più raggiungere.
Fai che la speranza di rivederla sia pari al desiderio;
e poiché l’anima è di natura più forte dei sensi
restituisci agli occhi e alle orecchie il loro oggetto,
senza il quale hanno perso ogni facoltà
e vivere è come morire.
Ora che la terra ricopre il mio primo amore
cerchi invano di esercitare ancora su di me il tuo potere.
4Fai che io possa rivedere il suo bello sguardo
che fu come il sole sul ghiaccio che appesantiva il mio cuore,
fai che io possa ritrovare quel varco (gli occhi di Laura)
che il mio cuore attraversò senza più tornare;
prendi le tue frecce d’oro, e prendi l’arco,
perché mi facciano risentire, come erano soliti,
l’armonia delle parole
che mi insegnarono che cos’è l’amore;
ridammi la sua voce, in cui erano riposte
tutte le seduzioni in cui mi sono perso,
e che rimpiango sempre; e i tuoi lacci nascosti
fra i bei riccioli d’oro,
perché la mia volontà non è attratta da altro;
sciogli al vento i suoi capelli,
e legami a loro, e mi farai contento.
5Nessuno mi liberi da questo laccio dorato,
scomposto ad arte, o intrecciato e raccolto,
né dalla calda visione
del suo sguardo dolcemente severo,
che giorno e notte rendeva il mio desiderio
più verde del mirto e del lauro,
quando la natura si riveste
e si spoglia in primavera e in autunno.
Ma poiché la Morte è stata così crudele
da sciogliere il nodo dal quale non volevo liberarmi,
né puoi trovare modo, per quanto giri il mondo,
di ordirne un altro,
a cosa servono ormai, Amore, le tue nuove astuzie?
E’ passato il tempo (della passione), e hai perduto le tue armi,
che mi facevano tremare: ormai cosa altro puoi farmi?
6Le tue armi erano i suoi occhi, da cui
partivano strali di fuoco invisibile,
che non temevano la forza della ragione,
perché nessun mortale può battere l’influsso celeste;
le tue armi furono i suoi pensieri e i suoi silenzi, il riso e il gioco,
la sua onestà e le sue parole cortesi,
che se ascoltate
avrebbero reso nobile l’animo più vile,
il suo aspetto angelico, riservato e sincero,
che ora qui ora là raccoglieva tante lodi
e il sedersi e lo stare eretta, che spesso
facevano sorgere il dubbio su quale
le desse più eleganza.
Con queste armi hai vinto il cuore più duro:
ora tu sei disarmato; io sono al sicuro.
7Tu leghi gli animi che la volontà celeste destina
al tuo regno ora in un modo ora in un altro;
ma il cielo ha voluto che tu
mi legassi ad un unico nodo.
Esso si è spezzato; e la libertà non mi rende felice
ma mi porta alla disperazione: “Ahi anima errante,
quale volontà divina
mi fece nascere prima di te e ti fece morire prima di me?
Dio, che ti sottrasse al mondo così presto,
ci mostrò la tua immensa virtù
solo per infiammare il nostro desiderio.”
Certamente ormai, Amore,
non temo più le tue ferite;
tendi l’arco invano, scocchi le freccia a vuoto:
la loro forza si è dissolta quando si sono chiusi i suoi occhi.
8Amore, la Morte mi ha liberato dal tuo dominio:
colei che fu la mia signora se ne è andata in cielo,
rendendo la mia vita libera e infelice.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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