Paraphrase

Poem Number: 
207
1Credevo di passare il resto della mia vita
come quella che ho vissuto,
senza particolare cura e senza nuove astuzie:
ma ora che madonna che non si lascia
più vedere, guarda a che punto mi
hai condotto, Amore, che mi insegni quest’arte.
Non so se devo adirarmi con te,
che anche in età matura mi riduci
a rubare i suoi sguardi soavi
senza i quali non potrei vivere.
Se avessi almeno imparato fin dai primi anni
a fare ciò che ora devo,
nel fallire da giovane avrei provato meno vergogna.
2L’amabile sguardo che mi da vita,
mi fu all’inizio tanto prodigo
della sua bellezza divina,
che vissi come chi, privo di beni propri,
è segretamente soccorso da altri,
senza essere molesto a nessuno.
ora, benché mi rincresca,
sono scorretto e inopportuno:
perché il povero, spinto dalla fame,
commette atti che in una situazione migliore
avrebbe biasimato negli altri.
Se l’Invidia mi preclude ogni Pietà,
mi scusino la fame d’amore e il non poter fare altrimenti.
3Perché ho cercato già più di mille volte
una cosa di questo mondo che mi tenesse in vita
anche un solo giorno senza di loro.
L’anima che non ha pace in altro luogo,
corre sempre a quegli occhi angelici;
ed io, come cera, mi sciolgo al fuoco;
e ricerco il momento
in cui è meno custodito ciò che io desidero;
e come un uccello sul ramo,
dove meno se l’aspetta, è più facilmente catturato,
così dal suo bel viso
rubo ora uno sguardo, ora un altro;
e di ciò mi nutro ed ardo insieme.
4Vivo della mia morte, e mentre vivo brucio:
strano alimento, e sorprendente salamandra;
non è un prodigio, lo vuole Amore.
Un tempo vissi felice nella schiera
sofferente degli innamorati; Ora Fortuna e Amore
mi portano allo stremo, come è loro usanza:
così come sono naturali rose e viole a primavera,
e neve e ghiaccio d’inverno.
perciò, se io mi procuro
qua e là qualche conforto nella mia breve vita,
se anche fosse un furto,
una donna così ricca dovrebbe essere contenta,
se qualcuno vive del suo, senza che lei ne perda.
5Chi non sa di cosa vivo, e di cosa sono sempre vissuto,
dal giorno in cui vidi quei begli occhi la prima volta,
che mi cambiarono la vita e le abitudini?
Pur percorrendo tutte le terre e i mari,
chi potrà mai conoscere tutti gli aspetti umani?
Ecco, c’è chi vive di odore, lungo il grande fiume;
io qui nutro il mio fragile spirito affamato
di fuoco e di luce.
Amore, te lo voglio dire,
non si conviene a un signore essere così parco.
Tu hai le frecce e l’arco:
fa che io muoia di tua mano, non consumato dal desiderio,
perché una bella morte rende onore a una vita intera.
6Un fuoco nascosto è più ardente; e se cresce ancora,
non può più essere celato:
Amore, io lo so, perché lo provo per tua volontà.
Hai visto bene, quanto ho sofferto in silenzio,
ora le mie grida rincrescono a me stesso
e affliggono chi è vicino e chi è lontano.
O mondo, o vani pensieri;
o mia sorte crudele a cosa mi conduci!
O da che luce seducente
mi nacque nel cuore la tenace speranza,
con cui lo avvince e stringe
colei che con il tuo aiuto mi porterà alla morte!
La colpa è vostra, e il danno è mio.
7Così soffro i tormenti del mio nobile amore,
e chiedo perdono dell’errore altrui:
anzi del mio, perché avrei dovuto distogliere gli occhi
da una luce così intensa, e chiudere le orecchie
al suono delle sirene; anche se ancora non mi rincresce
che il mio cuore trabocchi di un così dolce veleno.
Aspetto solamente che vibri l’ultimo colpo
chi mi inferse il primo;
e, se ben comprendo, uccidermi velocemente
sarà un atto di pietà,
non essendo egli disposto
a concedermi altro:
perché morire è un bene, se si smette di soffrire.
8Canzone mia, non fuggirò,
perché è un disonore morire fuggendo;
e rimprovero a me stesso i miei lamenti,
perché sono così dolci
il mio destino, il pianto, i sospiri e la morte.
Schiavo d’Amore, che leggi queste rime,
non c’è bene al mondo che valga il mio male.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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