Paraphrase

Poem Number: 
142
1Per sfuggire a un inesorabile influsso astrale
che infieriva su di me dal terzo cielo (di Venere)
corsi alla confortante ombra delle belle fronde (del lauro);
e lo Zefiro che porta il bel tempo
già sceglieva la neve sui colli,
e i fiori ricoprivano i prati e i rami.
2Non esistono al mondo rami più eleganti,
né il vento mosse mai fronde così verdi
come quelle che mi apparvero quella primavera:
così che, temendo i raggi dell’astro ardente,
non cercai come rifugio l’ombra dei colli,
ma quella del lauro, la pianta favorita dal cielo.
3Un lauro mi difese allora dagli influssi astrali,
perciò spesso desideroso di rivedere i suoi bei rami
da quella volta sono andato errando per boschi e colline;
senza mai trovare una pianta
tanto favorita dal cielo
da non mutare mai il suo aspetto.
4Perciò, con animo sempre più fermo,
seguendo le inclinazioni del cielo
e guidato da una luce dolce e chiara,
tornai sempre devoto a quei primi rami
sia quando d’autunno cadono le foglie
sia in primavera quando i colli verdeggiano al sole.
5Boschi, montagne, prati, fiume e colline,
tutto ciò che è creato, è mutato dallo scorrere del tempo:
perciò io chiedo perdono a queste fronde,
se dopo molti anni
decisi di fuggire i rami coperti di vischio
non appena ebbi il lume della ragione.
6Tanto mi piacque allora la dolce luce dei suoi occhi
che affrontai con piacere anche le strade più impervie
per poter avvicinarmi agli amati rami:
ora la breve vita che mi resta e il luogo e il momento
mi indicano un’altra strada per giungere al cielo
e fare frutti, non solo fiori e fronde.
7Altro amore, altre fronde e altra luce,
altre salite al cielo per altre alture,
e d’altri rami vado cercando, perché ne è giunto il tempo.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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