Paraphrase

Poem Number: 
135
1Qualsiasi cosa strana e mirabile
sia apparsa in qualunque lontano paese,
a pensarci bene, mi assomiglia:
a tanto sono giunto, Amore.
In Oriente,
si trova un uccello (l’araba fenice) che senza compagno
si dà la morte volontariamente
per poi rinascere, per ricominciare più giovane di prima.
Così è del tutto solo
il mio desiderio, e così dall’alto
dei miei pensieri si volge al sole,
e così si dissolve, e così torna com’era:
brucia, e muore, e riprende forza,
e poi continua a vivere facendo a gara con la Fenice.
2Nell’Oceano Indiano c’è
una pietra (calamita) così dotata di energia
che per sua natura
attrae il ferro e lo strappa
dal legno, facendo affondare le navi.
Questo accade anche a me
fra le onde del pianto amaro, perché quel bello scoglio (Laura)
con la sua durezza
ha condotto la mia vita là dove non può che affondare:
nello stesso modo un sasso,
avido più di carne che di ferro
(rubando il cuore che un tempo era saldo
e mi teneva unito, mentre ora sono lacerato)
ha scisso la mia anima. O crudele destino,
pur essendo ancora vivo, sono trascinato a riva (alla morte)
da una dolce calamita vivente !
3In Africa
c’è un animale così dolce e mansueto (il catopleba)
come nessun altro, ma che porta negli occhi la sventura:
così che chiunque si rivolga verso di lui deve stare attento;
puoi guardare tutto il resto,
ma non fissarlo negli occhi.
Ma io incauto, afflitto, vado sempre incontro al mio male (gli occhi di Laura), e so
quanto ne ho sofferto,e ancora dovrò soffrire; ma l’insaziabile
desiderio che è cieco e sordo
mi trascina a tal punto, che
il bel viso divino e gli occhi sfuggenti, di questa fiera mansueta
mi porteranno alla morte.
4In Africa scaturisce
una fonte, chiamata Fonte del Sole,
che per natura è calda di notte, e si raffredda sul far del giorno;
e tanto più il sole sale in cielo e soprattutto d’estate,
quanto più si raffredda.
così succede a me,
che sono una fonte di pianto:
quando il bel viso di Laura
che è il mio sole si allontana, e i miei occhi
rimangono tristi e soli, e per loro è notte fonda,
allora ardo; ma se vedo brillare l’oro dei capelli
e la viva luce dei suoi occhi,
sento che mi trasformo dentro e fuori,
e mi raggelo, così torno freddo.
5In Epiro c’è un’altra fonte,
di cui si scrive che pur essendo fredda
accende le faville spente, e spegne quelle accese.
La mia anima, che ancora
non era accesa dal fuoco amoroso,
avvicinandosi un po’
all’anima fredda (di Laura), per cui sempre sospiro,
s’infiammò: e un simile tormento
non fu mai visto sotto il sole e le stelle,
che avrebbe mosso a pietà un cuore di marmo;
dopo averla (l’anima) infiammata di passione,
la sua gelida castità la spense.
Così ho spesso il cuore acceso e spento:
lo so io che lo sento e spesso me ne dolgo.
6Oltre le colonne d’Ercole,
nelle isole Fortunate (Canarie)
ci sono due fonti: chi beve da una,
muore ridendo; chi beve dall’altra, si salva.
Una sorte simile impronta
la mia vita, perché potrei morire ridendo,
tanto né proverei piacere,
se non lo sminuissero le mie grida di dolore.
Amore, che mi guidi sempre e soltanto
dietro all’ombra di una fama incerta e oscura,
non dirò di quella fonte (il fiume Sorga), sempre piena,
ma che diventa più copiosa in primavera:
così i miei occhi sono sempre carichi di pianto,
ma molto più quando vidi madonna (ad Aprile).
7A chi lo chiedesse, Canzone,
puoi dire quello che faccio:
sta sotto un grande monte
in una valle chiusa (Valchiusa ), da dove nasce il Sorga;
e nessuno lo vede tranne Amore, che non lo lascia mai,
e l’immagine di una donna che lo consuma,
perché, per quanto sta a lui, rifugge tutte le altre.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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