Paraphrase

Poem Number: 
37
1La mia vita penosa
è appesa ad un filo così debole
che, senza l’aiuto di qualcuno,
giungerà presto alla sua fine;
poiché, dopo la mia crudele partenza
da Laura,
solo una speranza
mi ha tenuto in vita,
dicendomi: “Anche se privata
dell’amata visione,
resisti, o anima infelice;
potrebbero tornare per te i giorni felici
e l’amore perduto”.
Questa speranza, che mi ha sorretto per molto tempo,
sta venendo meno e con lei sto ormai invecchiando.
2Il tempo scorre, e il termine del mio viaggio
si avvicina così velocemente
che non mi rimane nemmeno la possibilità
di pensare che sto andando incontro alla morte:
i raggi del sole appena sorto giungeranno presto,
attraverso le lunghe e tortuose vie dello zodiaco,
all’opposto versante occidentale.
La vita è così breve,
così gravoso e fragile il corpo dei mortali
che, quando mi ritrovo così lontano
dal suo bel viso
e non posso volare sulle ali del mio desiderio,
poco mi rimane del conforto di un tempo,
e non so quanto potrò resistere in questo stato.
3Ogni luogo in cui non ritrovo
i suoi begli occhi soavi,
come a Dio piacque,
e che custodiscono il segreto dei miei dolci pensieri,
è triste per me;
e perché questo mio esilio non sia più gravoso,
sia mentre dormo, sia mentre mi muovo o rimango fermo,
non chiedo altro che rivederli,
perché dopo loro nessuna cosa ha più suscitato la mia ammirazione.
Quante montagne, acque,
mari e fiumi
mi nascondono quella luce,
che aveva il potere di tramutare le mie tenebre
in sole splendente,
così che solo il ricordo aggrava le mie pene,
e la mia triste condizione mi fa capire
quanto gioioso fosse il tempo passato.
4O me infelice, se nel pensiero si rinnova
l’ardente desiderio
che nacque il giorno in cui
lasciai dietro di me il mio cuore,
e se Amore si dissolve nella lontananza,
chi mi porterà a rinnovarlo,
così da aggravare la mia sofferenza?
E perché piuttosto non decido di tacere,
impietrito nel mio dolore?
Certamente né cristallo, né vetro
furono mai così trasparenti,
come lo può essere l’anima nel manifestare
i suoi tormenti
e la crudele dolcezza del cuore,
che si esprimono negli occhi, sempre attratti dal pianto,
e da chi possa consolarlo.
5Strana natura quella degli uomini
di essere attratti
da tutto ciò che più li fa soffrire.
Ed io sono uno cui piace soffrire,
e che fa di tutto
perché i suoi occhi siano sempre pieni di lacrime
e il cuore di pena;
e poiché a ciò mi riporta
il ricordo dei suoi occhi,
né esiste cosa che mi tocchi
più profondamente,
torno spesso a quel pensiero,
là dove il dolore trabocca,
perché siano puniti anche gli occhi,
che mi trasmisero Amore.
6Le bionde trecce che colmerebbero d’invidia Apollo,
e lo sguardo sereno
in cui si riflettono i raggi di Amore,
così caldi da farmi venire meno,
e le parole sagge,
così rare, se non uniche su questa terra,
che un tempo mi fecero dono di sé,
mi sono negate; e sopporto
più facilmente qualunque altra offesa
che l’essere privato
del suo benefico saluto,
che sapeva tenere vivo il mio cuore,
così che nulla in questa sofferta condizione,
potrà confortarmi.
7E perché io pianga più intensamente,
queste aspre montagne mi nascondono
le sue mani bianche e sottili,
le braccia armoniose,
i suoi modi lievemente alteri,
il suo nobile riserbo,
il suo petto giovanile,
stabile sostegno all’elevato intelletto;
e non so se posso ancora aspettarmi
di rivederla prima di morire:
poiché di ora in ora
si riaccende la speranza, e poi vacilla,
e sembra dirmi
che non rivedrò più colei che anche il Cielo onora,
dove albergano Onestà e Cortesia
e in cui io mi auguro di trovare posto.
8O Canzone, se la vedrai nel suo dolce luogo,
stai certa
che ti porgerà la sua bella mano,
da cui io sono così lontano.
Non toccarla, ma fermati umilmente ai suoi piedi
e dille che la raggiungerò appena posso,
o vivo o morto.
Language: 
Italian
Base Text: 
Contini

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