Vellutello 1584 Transcription

Utilissimo e notabilissimo documento è veramente quello, che il nostro poeta nel presente (per quanto la sua sententia ne dimostra) non primo, ma ultimo sonetto, scritto da lui, e in escusatione del suo amoroso errore, di che tutta l'opera diffusamente tratta; di se stesso ne porge: che, quantunque l'uomo ne' suoi giovenili anni si lassi (come porta l'umana fragilità) in qualche lascivo errore incorrere; almeno, giunto poi ne gli anni discreti, si debba da quelli del tutto rimanere, e con ogni suo ingegno, per non voler alcun esempio reo lassare, e per liberarsi d'ogni biasimo, nel quale potrebbe forse incorrere, cercar di rimuover della mente degli uomini ogni sospetto, che di lui potesse essere.
Perché essendosi egli alcun tempo da le speranze e vane passioni d'amore lassato trasportare, e venuto poi ne gli anni maturi, e del suo amoroso errore, come vedremo in fine de l'opera, riconosciuto e del tutto pentito; ora, per volersi d'ogni biasimo, nel quale potesse essere incorso, liberare, per tre efficacissime e quasi irreprobabili ragioni dimostra, quanto degno essere si senta dire di remissione e scusa. Prima significando esser nella sua giovinezza caduto, ne la quale ogni fallo sempre per se stesso si rende meno vergognoso, e più che tutte l'altre tollerabile. Secondariamente dimostrando, quanto sia in tale età la quasi insuperabile forza di questo lascivo amore, poi che appresso di coloro, da quali è per prova inteso, dice, ch'egli spera trovar pietà, e non solamente perdono. Ultimamente quello, perché non biasimo, ma somma lode merita, si è come molti sono, i quali, quanto più nel vizio invecchiano, tanto più della mente divengono insani. Ma essendo alla sua matura età pervenuto mostra, come detto abbiamo, da ogni lascivia essersi rimosso, conoscendo il vitio nell'età senile tanto essere da vituperare, quanto nella gioventù da essere tollerato.
Onde Ovidio, Quæ bello est habilis, Veneri quoque; covenit ætas, Turpe fenex miles, turpe senilis amor . E Mar. in Afrum , Haec faciunt sane iuvenes: deformius afer Omnino nihil est Ardelione sene . Il medesimo afferma egli in quella canzone. Ben mi credea passar mio tempo omai, dicendo, che in giovenil fallir è meno vergogna, onde a gli uditori de l'opera il suo parlar drizzando, quali in questa forma dice, Voi, che in rime sparse, Voi, i quali in rime divulgate, e in diversi luoghi manifeste e note, ascoltate il suono di quei sospiri, ond'io, De' quali io in sul mio primo error giovanile, Quando in parte era altr'huom da quel ch'i sono, per aver, come vuol inferire col pelo cangiato i costumi, Nutriva, pasceva il core. Onde ancor in quel sonetto Poi che 'l camin m'è chiuso di mercede, Pasco 'l cor di sospir, ch'altro non chiede.
Ove sia chi, cioè, quando fra voi sia persona, la qual intenda per prova, che cosa è Amore; Spero trovar del vario stile, In ch'io, nel quale io fra il van dolore piango, e fra le vane speranze ragiono, pietà, non che solamente perdono.
Ma hora veggio bene, si com'io fui al popol tutto gran tempo favola, Imitando Hor. Nelle Odi , ove dice, Heu me per urbem; nam pudet tanti mali; Fabula quanta fui .
Onde, della qual cosa, Sovente, spesse volte, mi vergogno di me medesimo, Et il frutto del mio vaneggiare, è vergogna, e'l pentirsi, e'l chiaramente conoscere, che quanto piace al mondo, è sogno breve. Onde Salomone, Vanitas vanitatum, et omnia vanitas .
Sommario/Parole chiave

Questo che si legge primo, essere l'ultimo sonetto scritto dal Petrarca.

Tre ragioni per le quali il Petrarca dimostra di esser degno di scusa.

Ovidio, dell'età convenevole ad amore. Marziale contra Afro .

Ove in vece di quando

Orazio nelle Odi

Salomone de' vani piaceri della vita

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